Diga Steccaia o Traversa di Tebano
In località Tebano, sul fiume Senio, sorge una chiusa nota come Steccaia o Traversa. Poggia a destra nel Comune di Faenza e a sinistra nel Comune di Castel Bolognese. La chiusa fu costruita alla fine del secolo XIV con vegetali, legname e pietre per creare una derivazione controllata delle acque del Senio affinché alimentasse il fossato di difesa e i mulini di Castel Bolognese.
Nel sistema economico medioevale l’acqua era considerata una grande risorsa: forniva l’energia idraulica che azionava le macchine utensili (in prima battuta i mulini per i cereali) e agevolava l’irrigazione, oltre a disegnare il paesaggio della pianura, prevenendo i danni che una mancata organizzazione dei corsi d’acqua può provocare. Nacque così il Canale dei Mulini, vera risorsa per il territorio che scorre nella pianura per circa 40 km, attraversando numerosi centri abitati, fino ad immettersi nel canale di bonifica destra Reno.
Fasi costruttive
Nel 1388 Astorgio I Manfredi, signore di Faenza, concesse al Comune di Bologna la licenza per costruire una chiusa sul fiume Senio. L’opera idraulica venne da subito interessata da frequenti rotture, la prima già nel 1399, a cui ne seguirono numerose altre negli anni successivi.
A causa della precarietà del manufatto, nel 1477 lo sbarramento venne ricostruito più a monte, al confine col comune di Riolo Terme. Questa seconda realizzazione tuttavia creò un contenzioso con i conti Naldi, proprietari di un molino a valle, pertanto nel 1649 il Cardinale legato di Bologna ne ordinò la demolizione.
La Steccaia fu ricostruita ancora nel 1706 e, probabilmente, nel 1865 con piccoli spostamenti rispetto alla sede originaria. L’intervento di ingegneria naturalistica con palificazioni di legno, che interpone fascine, frasche, sassi e ghiaia, presenta la stessa tipologia costruttiva ideata da Leonardo da Vinci per la Scala di di Vigevano, un sistema per consentire la navigazione del Naviglio Sforzesco.
I custodi della chiusa
Nei primi anni le incombenze relative alla gestione degli introiti dei mulini e dei conseguenti dazi furono di competenza di un gabelliere di Castel Bolognese nominato dal governo di Bologna, in seguito l’incarico fu affidato direttamente all’affittuario del mulino di Castel Bolognese.
Dal 1540 la gestione della chiusa passò al consorzio dei proprietari dei mulini al quale spettava anche la nomina del Chiusarolo e la definizione delle sue mansioni quali: pulizia del manufatto, regolazione della paratoia, verifica del livello delle acque, controllo del tratto del canale.
I Chiusaroli furono numerosi, ma dal 1712 il ruolo fu affidato ai Patuelli, una “dinastia” giunta sino al secolo XXI con Francesco detto “Frazchì d’la Ciusa”.
La chiusa oggi
La chiusa di Tebano resta l’ultimo esempio giunto fino ai giorni nostri di traversa fluviale funzionante costruita con questa tecnica, tramandata nei secoli senza che ne fossero alterate le caratteristiche, se non marginalmente.
Il manufatto è stato recentemente ripristinato, nel 2006, grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna, dell’Autorità di Bacino del Reno e del Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale, al quale competono l’onere della gestione e del controllo della diga e del canale di derivazione, lo storico Canale dei mulini.
Domenico Sportelli